Il ruolo dei sindacati, secondo qualcuno, è da cambiare. Gianna Fracassi risponde a Ernesto Galli della Loggia

Il 30 settembre è apparso sul Corriere della Sera un articolo a firma di Ernesto Galli della Loggia che stigmatizza il ruolo dei sindacati e, in particolare della FLC CGIL, nella scuola. Qui pubblichiamo di seguito la netta replica a firma di Gianna Fracassi, segretaria generale della FLC CGIL.

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Roma, 30 settembre 2024

Egregio Direttore,

in merito all’articolo di Ernesto Galli della Loggia, pubblicato lo scorso 30 settembre dal titolo “Il ruolo (da cambiare) dei sindacati”, mi permetto di scriverle per replicare ai concetti espressi al suo interno, che in alcuni passaggi denotano una scarsissima conoscenza del sistema di istruzione e di chi vi lavora.  

Innanzitutto, mi preme sottolineare come la FLC CGIL, sindacato di cui sono Segretaria generale da poco più di un anno (sono orgogliosamente una maestra, non un ex maestra), è la Federazione che si pone come obiettivo quello di rappresentare TUTTI e TUTTE le lavoratrici e i lavoratori impegnati nelle scuole, nelle Università, nella ricerca e in tutti i luoghi in cui operano i “lavoratori della conoscenza”. Tutti, nessuno escluso. La visione duale del mondo della scuola e dell’Università, virtualmente divisa tra personale docente e non docente, è vecchia e profondamente discriminatoria (direi offensiva), lontanissima dalla realtà e dalle funzioni che tutti i lavoratori svolgono.  

E’ quindi sottinteso che la voce di un sindacato sia quella di portare avanti le istanze di chi si rappresenta, dagli insegnanti ai ricercatori, dai tecnici di laboratorio ai collaboratori scolastici, con cui giornalmente dialoghiamo attraverso le nostre sedi locali; non solo una mera rappresentanza, tra l’altro disciplinata dalla legge nei settori pubblici, ma uno scambio continuo per sostenere le loro rivendicazioni. Dunque, non un sindacato “variegato e pletorico” ma un soggetto che rappresenta in maniera concreta i lavoratori, per sua stessa natura vicino alle persone e partecipe dei programmi, attento alle esigenze della “platea” più ampia a cui si rivolge: i giovani. Giovani che sono il futuro di una nazione, la parte più bella e pulita della nostra società, alla quale il mondo degli adulti e le istituzioni in special modo, in quanto “Repubblica”, sono tenute a garantire un sistema nazionale di istruzione all’altezza dei loro bisogni e del l loro diritto ad un pieno sviluppo umano e civile.

I liberi sindacati non sono il problema della scuola: semmai lo sono i tagli e i bilanci insufficienti, gli stipendi tra i più bassi d’Europa, le infrastrutture obsolete, un esercito di precari, l’abbandono scolastico per povertà e assenza di sostegno solo per fare alcuni esempi. Su questi temi – ed è una verifica molto semplice da fare – la CGIL non ha fatto sconti a nessuno dei ministri che si sono succeduti nel corso degli anni, qualunque fosse l’orientamento politico di riferimento del Governo.  Quello che risulta stupefacente continua ad essere il silenzio di eminenti opinionisti (o a volte persino connivenza politica) con quei governi che nel corso degli ultimi venti anni hanno tagliato le risorse per il sistema di istruzione, bloccato il rinnovo dei contratti collettivi per anni, reso precari migliaia di docenti con riforme nefaste.  

Il compito di un sindacato è quello di occuparsi che tutti i lavoratori vengano giustamente retribuiti, ma l’orizzonte della FLC CGIL è molto più ampio. È fondamentale, a partire dalla dignità lavorativa di chi opera all’interno delle scuole, dei laboratori di ricerca, delle università, dei conservatori o accademie, di come possano svolgere al meglio la loro attività, di come possano concorrere a formare i giovani che usciranno da questi contesti. Ed è questo che differenzia un sindacato corporativo da un sindacato confederale e riformista, nel suo DNA, nell’avere una visione più ampia della società e del mondo del lavoro e del diritto all’istruzione come leva di promozione umana e sociale. La FLC CGIL è un sindacato orgogliosamente confederale, quindi, per sua natura, portato a confrontarsi con la complessità del mondo del lavoro e le sue diverse articolazioni. Ma la stella polare è (e sarà sempre) quella di rappresentare i lavoratori e le lavoratrici e tutelarne gli interessi e i diritti.

Quanto alla valorizzazione del cosiddetto merito, occorre essere (continuare ad essere, per quanto ci riguarda) molto chiari. In primis bisogna partire dal diritto di ogni studente, studentessa (di qualsiasi età) ad un insegnamento di qualità. Occorre quindi garantire a tutti i docenti le condizioni per esercitare la propria professionalità in modo adeguato alle finalità e agli obiettivi dell’istituzione nella quale operano. Ciò ha a che fare necessariamente con la formazione iniziale e in servizio, con il reclutamento, con le condizioni di lavoro, con il trattamento salariale. E’ urgente e necessario rendere quantomeno dignitose le retribuzioni di tutti i docenti, oggi francamente indecenti e stroncare la precarietà nella scuola e nei settori della conoscenza che condanna decine e decine di migliaia di lavoratori e lavoratrici.  

Insegnare, caro Direttore, oggi più che mai è difficile, ed è per questo che mi consentirà di dissentire nettamente sul giudizio espresso dal professore il quale afferma che “tale qualità lascia alquanto a desiderare e che specie in alcune zone del Paese sia anche questa uno delle cause degli scarsi risultati conseguiti dagli alunni”. Trovo questa affermazione profondamente offensiva oltre che priva di fondamento. Ritengo, invece, che la qualità dei docenti in Italia sia più che meritevole di essere elogiata e non certo messa in discussione.  

Concludo: il ripudio della guerra e della violenza, la Resistenza, i diritti, la diversità culturale non sono una “ideologia”, come afferma Galli della Loggia, ma i contenuti e il portato della Costituzione repubblicana e a questo “club del bravo cittadino democratico” dovrebbero essere iscritti tutti e tutte, incluso i sindacalisti e immagino anche i professori opinionisti.

Da I miserabili di Victor Hugo:

Intendiamoci sulla parola uguaglianza; perché se la libertà è il vertice, l’uguaglianza è la base. L’uguaglianza, cittadini, non significa ridurre ogni vegetazione a uno stesso livello, una società di giganteschi fili d’erba e di querce nane; non è un vicinato di gelosie che si ostacolano a vicenda, ma significa, civilmente, che tutte le attitudini abbiano la stessa possibilità di espandersi; politicamente significa che tutti i voti abbiano lo stesso peso; religiosamente, che tutte le coscienze abbiano lo stesso diritto. L’uguaglianza ha un organo: l’istruzione gratuita e obbligatoria. Il diritto all’alfabeto, ecco da che cosa occorre incominciare. La scuola primaria imposta a tutti, la scuola secondaria offerta a tutti: ecco la vera legge. Da scuola identica risulta società uguale. Sì, insegnamento! Luce! Luce! Tutto proviene dalla luce e tutto vi ritorna.

                                                                                 La Segretaria generale FLC CGIL

                                                                                           Gianna Fracassi