Scuola e disagio, non occupiamocene solo sull’onda della cronaca
Solo se qualche ragazza o ragazzo decide di fare gesti estremi, la
notizia mobilita i mass media, corre sui siti e sui blog. Siamo in
Italia: per accorgerci che le cose non vanno bene, ci deve “scappare il
morto”. Per fortuna questa volta ciò non è accaduto, e la ragazza che ne
è scampata ora ha tutto il diritto di essere aiutata a riprendersi dal
trauma e a vivere serenamente, con la propria famiglia e vicino ai
propri compagni.
Fatti del genere, troppe volte ricorrenti, sono un
segnale che ci deve preoccupare. Perciò è necessario ribadire il valore
educativo e sociale della scuola, alla quale devono essere forniti tutti
i mezzi, economici e non solo, necessari per svolgere i suoi importanti
compiti. Questo è un valore che deve essere riconosciuto anche dalle
famiglie: sempre, non solo quando si sentono coinvolte o colpite
direttamente, perché i loro figli non sono una “proprietà privata”, da
tutelare indipendentemente dagli altri, ma sono persone inserite in una
comunità educativa, partecipata e condivisa.
La scuola, purtropo,
non è certo aiutata da quelle parti politiche che continuano, talvolta
con la complicità dei media, a denigrarne il lavoro e la funzione, senza
riconoscerne i veri problemi. Non serve il cosiddetto “organico
potenziato”, nelle forme previste dalla legge 107, serve piuttosto
occuparsi davvero dei giovani, dare loro la speranza del futuro,
aiutarli ad inseguire i loro possibili sogni. Bisogna ascoltarli, non
lasciarli soli con i loro cellulari o tablet, perché anche e soprattutto
dall’isolamento in un mondo virtuale derivano i pericoli del crescere.
Se non si ascolta, si dice che tutto va bene, si nasconde la verità , si
cerca di costruire una realtà basata solo sull’apparenza, su un’immagine
finta di sé, che trascura le emozioni, le paure, le passioni, i
problemi del crescere con gli altri.
Quando si verificano fatti così
gravi come il tentato suicidio di una ragazzina di 12 anni i problemi
non si risolvono con un’ispezione dal ministero nella scuola o con
l’ennesima dichiarazione del ministro di turno sull’aumento degli
organici: serve accorgersi del disagio dei giovani, che spesso si
tramuta in episodi di bullismo, omofobia, violenza ed intolleranza.
Serve accorgersi dei problemi delle famiglie, serve accorgersi che si
sta costruendo una società malata e corrotta, basata solamente sul
denaro e non sul valore delle persone.
Adriano Zonta, segretario regionale Flc Cgil
notizia mobilita i mass media, corre sui siti e sui blog. Siamo in
Italia: per accorgerci che le cose non vanno bene, ci deve “scappare il
morto”. Per fortuna questa volta ciò non è accaduto, e la ragazza che ne
è scampata ora ha tutto il diritto di essere aiutata a riprendersi dal
trauma e a vivere serenamente, con la propria famiglia e vicino ai
propri compagni.
Fatti del genere, troppe volte ricorrenti, sono un
segnale che ci deve preoccupare. Perciò è necessario ribadire il valore
educativo e sociale della scuola, alla quale devono essere forniti tutti
i mezzi, economici e non solo, necessari per svolgere i suoi importanti
compiti. Questo è un valore che deve essere riconosciuto anche dalle
famiglie: sempre, non solo quando si sentono coinvolte o colpite
direttamente, perché i loro figli non sono una “proprietà privata”, da
tutelare indipendentemente dagli altri, ma sono persone inserite in una
comunità educativa, partecipata e condivisa.
La scuola, purtropo,
non è certo aiutata da quelle parti politiche che continuano, talvolta
con la complicità dei media, a denigrarne il lavoro e la funzione, senza
riconoscerne i veri problemi. Non serve il cosiddetto “organico
potenziato”, nelle forme previste dalla legge 107, serve piuttosto
occuparsi davvero dei giovani, dare loro la speranza del futuro,
aiutarli ad inseguire i loro possibili sogni. Bisogna ascoltarli, non
lasciarli soli con i loro cellulari o tablet, perché anche e soprattutto
dall’isolamento in un mondo virtuale derivano i pericoli del crescere.
Se non si ascolta, si dice che tutto va bene, si nasconde la verità , si
cerca di costruire una realtà basata solo sull’apparenza, su un’immagine
finta di sé, che trascura le emozioni, le paure, le passioni, i
problemi del crescere con gli altri.
Quando si verificano fatti così
gravi come il tentato suicidio di una ragazzina di 12 anni i problemi
non si risolvono con un’ispezione dal ministero nella scuola o con
l’ennesima dichiarazione del ministro di turno sull’aumento degli
organici: serve accorgersi del disagio dei giovani, che spesso si
tramuta in episodi di bullismo, omofobia, violenza ed intolleranza.
Serve accorgersi dei problemi delle famiglie, serve accorgersi che si
sta costruendo una società malata e corrotta, basata solamente sul
denaro e non sul valore delle persone.
Adriano Zonta, segretario regionale Flc Cgil