Il lavoro sconfiggerà il virus. Ripensiamo il nostro modello di sviluppo mettendo al centro la conoscenza
Celebriamo questo primo maggio con tono mesto e senza manifestazioni e bandiere. Avremmo dovuto essere a Portella della Ginestra, simbolo mai sconfitto della lotta del nostro sindacato e del mondo del lavoro contro ogni mafia e contro ogni aggressione mafiosa alla libertà alla democrazia, ai diritti. In quel Primo maggio del 1947 una folla di lavoratrici, lavoratori, uomini, donne e bambini fu colpita dalle raffiche di mitra della banda di Salvatore Giuliano. In tanti si erano ritrovati per festeggiare la vittoria elettorale del Blocco del Popolo (l’alleanza tra socialisti e comunisti) alle elezioni regionali del 20 aprile e per ascoltare il discorso dei dirigenti della CGIL in occasione della Festa dei lavoratori. Furono undici le persone uccise sul colpo, più di sessanta i feriti. Ad appoggiare Giuliano erano poteri mafiosi, frange dell’autonomismo siciliano e forze che intendevano garantire il perpetuarsi degli equilibri di potere anche nel nuovo quadro istituzionale e politico del Dopoguerra, e intimidire le masse contadine che reclamavano la terra. Ricordare la strage di Portella non è banale, né rituale. Perché la memoria non può essere banale, né rituale, soprattutto quando i testimoni diretti non ci sono più e nuove generazioni si sono affacciate alla vita. La memoria e la Storia sono un ingrediente fondamentale per rendere viva la conoscenza e il sapere e viceversa, perché da quella vicenda si possa trarre una lezione sempre attuale di antifascismo, di lotta per la libertà e la democrazia, di lotta contro la mafia. Da Portella lanciamo, qui ed ora, come CGIL e come FLC, un forte messaggio di speranza e di futuro alla nazione, perché tanti sono coloro che vivono condizioni di angoscia e di ansia per un’altra forma di tragedia che si consuma a causa della pandemia. Lasciatemi inviare a tutte le vittime un abbraccio affettuoso a nome di tutta la FLC CGIL.
La crisi economica sta falcidiando l’occupazione ovunque, e crea milioni di disoccupati e di nuovi poveri. Con l’appendice delle infiltrazioni mafiose nei capitali delle aziende in crisi. Il rischio concreto è quello di uscire da questa situazione più poveri, più diseguali e meno liberi. E tuttavia, ha ragione Maurizio Landini: è il lavoro che sconfiggerà il virus, il mondo del lavoro sta dimostrando una forza ed un senso di responsabilità che commuove e inorgoglisce. Ecco perché è necessario pensare ad un nuovo Statuto dei diritti ed elaborarlo in funzione della creazione di un nuovo modello di sviluppo, fondato sul rispetto dell’ambiente, dell’ecosistema, sulle necessità e sui bisogni delle persone piuttosto che sul profitto. A partire da lavoratrici e lavoratori dei settori della conoscenza.
È opportuno, questo primo maggio più che mai, inviare un ringraziamento verso lavoratrici e lavoratori della sanità , dell’istruzione, della ricerca e della cultura, nel pubblico come nel privato, che hanno retto in modo straordinario ed efficace l’impatto devastante del virus sulla popolazione. In particolare, nonostante le mille difficoltà , il mondo dell’istruzione e della ricerca con tutte le professionalità che lo compongono ha dato prova di enorme responsabilità e impegno, evitando di lasciare sole intere generazioni e sostenendo, comunque, le ragioni del sapere, della conoscenza e della ricerca contro le ansie e le paure aggravate dall’isolamento. Tuttavia, nel tempo della pandemia, le già forti disuguaglianze presenti tra territori e nei territori, tra ricchi e poveri, tra chi ha possibilità nella famiglia di origine e chi nemmeno se le sogna, si sono ancora di più approfondite. È emersa la necessità di rilanciare e di battersi, in modo incisivo e determinato, per la scuola della Costituzione.
Dobbiamo dirlo con molta forza proprio in questo complicato primo maggio del 2020: i sindacati sono un baluardo della Costituzione e della democrazia, rappresentano valori e bisogni di milioni di lavoratrici e lavoratori. Nei prossimi giorni sarà necessario un impegno straordinario per far ripartire il nostro Paese innanzitutto mettendo al centro la salute e la sicurezza. Avremo bisogno di soluzioni efficaci per tutti i problemi che si presenteranno a partire dalla necessaria tutela dell’occupazione nei settori che già oggi vivono una crisi profonda. Avremo bisogno di correggere la rotta degli ultimi anni in cui l’interesse pubblico è spesso stato sacrificato sull’altare di profitti facili. Per affrontare questa crisi serve necessariamente uno Stato protagonista dell’economia ma con un cervello strategico che metta insieme programmazione economica e nuovo sviluppo fondandolo su scienza e tecnologia nell’unica direzione possibile: quella della sostenibilità ambientale e sociale.
Uno Stato che sia capace di garantire per prima cosa i diritti costituzionali fondamentali a tutti indipendentemente dal luogo in cui vivono.
Uno Stato più forte nelle sue infrastrutture fondamentali, quelle che devono presidiare i diritti costituzionali, è evidentemente il contrario delle soluzioni autonomistiche lanciate prima che il virus mettesse a nudo i disastri di certe derive. Quel che abbiamo compreso dalla lezione di questi mesi è che il servizio sanitario, come quello dell’istruzione, dev’essere universale e pubblico, senza se, senza ma, e senza deroghe. Basta con la logica del profitto sulla pelle delle persone. Ecco perché da questo presente deve nascere un futuro diverso, più giusto, più uguale, meno discriminatorio e più inclusivo, e noi ci batteremo per realizzarlo.
L’istruzione e la scienza sono insieme alla sanità le principali articolazioni dello Stato quelle da cui si dovrebbe ripartire se davvero vogliamo noi determinare un salto di paradigma che attualmente non è affatto dato e non si realizzerà senza il protagonismo delle lavoratrici e dei lavoratori.
Un virus letale ha messo a nudo debolezze e fragilità del nostro modo di vivere Ora, abbiamo l’opportunità di correggere il sistema. Vogliamo un Paese che sappia ridisegnare l’economia basandosi sulla sostenibilità ambientale, sulle produzioni eco-compatibili, sul riassetto del territorio, sull’innovazione, la scuola, la formazione, la ricerca e la conoscenza. Vogliamo un Paese che investa nel Mezzogiorno e in altre aree depresse, soprattutto dell’interno. Vogliamo un Paese che ponga a fondamenta della sua azione la coesione sociale a partire dalla riaffermazione costituzionale della centralità del lavoro, della partecipazione, dell’universalità del sistema sanitario pubblico, della qualità dei servizi sociali per gli anziani, per le famiglie, per le donne, per i giovani. Vogliamo e ci batteremo per un’Europa nuova, solidale, orgogliosa della sua dimensione sociale, capace, con i suoi valori di libertà , accoglienza e democrazia, di competere ed essere punto di riferimento nel mondo.
Anche nella pandemia, la CGIL è stata nel Paese e con il Paese, sostenendo le persone, le famiglie, lavoratrici e lavoratori. Così abbiamo fatto noi della FLC, a sostegno di bisogni e necessità di chi lavora e vive nelle scuole, nelle università , nei centri di ricerca, nelle istituzioni dell’Afam, nella formazione professionale. E così continueremo a fare, per i diritti e la libertà , di tutti.
Buon primo maggio.
Francesco Sinopoli, Segretario generale FLC CGIL